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"Vorago et vertigo" è un racconto metaforico sulla deflagrazione che ha segnato la storia d'Italia. Il 23 maggio del 1992 rappresenta l'anno zero per un intero popolo, quello siciliano, e per la nazione tutta. Marcello Benfante attraverso la letteratura esorcizza una memoria dolorosa, proiettando in una dimensione narrativa onirica il sentimento di smarrimento e di claustrofobia di quei giorni. Un incubo da cui non si riesce a uscire seguendo i principi razionali che guidano le scelte degli individui; una voragine di paura troppo profonda in cui è precipitato l'inconscio collettivo, disintegrato insieme a quel boato immondo.